Il soffitto di cristallo per cui le donne non riescono a diventare manager si trova all'inizio della carriera dirigenziale
Ok, perché le donne non riescono a diventare manager è un titolo un po’ forte, ma il cosiddetto “soffitto di cristallo” è vero, reale e certificato dai numeri: secondo una ricerca di McKinsey e Lean In il collo di bottiglia che impedisce alle donne di accedere ai ruoli dirigenziali esiste e si trova proprio prima della cosiddetta “C-suite“, il livello dei manager più importanti di un’azienda.
Per 100 uomini che accedono ai livelli dirigenziali più alti ci sono solo 72 donne promosse al primo step da manager, con la conseguenza che i posti da loro occupati rappresentano solo il 38% del totale. Le altre donne che avrebbero curriculum e capacità per accedere a quei livelli dirigenziali rimane invece bloccata in posizioni entry-level.
La ricerca “Women in the Workplace 2019” è stata condotta da McKinsey & Company e dall’organizzazione Lean In, fondata dall’attuale direttore operativo di Facebook Sheryl Sandberg, autrice anche dell’omonimo libro scritto per spingere le donne a “farsi avanti” (da cui appunto l’espressione lean in).
In realtà i dati vanno interpretati, in generale, e considerati nazione per nazione. Tuttavia quelli del report “Women in the Workplace 2019” che riguarda gli Stati Uniti e che ha preso in considerazione oltre 68mila lavoratori in 329 grandi aziende dicono che al momento è donna solo il 21% dei grandi manager USA e che negli States non ci sono mai state così tante donne manager. Così tante in termini di numeri puri, ma ancora poche in termini percentuali e il problema, secondo McKinsey e Lean In è proprio lì, all’inizio della carriera dirigenziale. Un problema che poi si mantiene, o addirittura amplifica, man mano che si sale nei ruoli gerarchici, con le presenze femminili che si riducono man mano che si scala l’organigramma di un’azienda. Detto in soldoni, la parità a livello di ruoli dirigenziali è ancora un miraggio perché semplicemente sono poche le donne che riescono a rompere il soffitto di cristallo. E la situazione si aggrava ancor più se si considerano le donne latine e afroamericane che, per ogni 100 uomini, solo 68 e 58, rispettivamente, accedono ai ruoli dirigenziali.
Ma allora cosa fare per rompere il soffitto di cristallo e consentire alle donne l’accesso paritario ai ruoli manageriali di alto profilo? Secondo McKinsey e Lean In per bilanciare il gender gap occorre definire una quota per il numero di donne da promuovere al primo livello manageriale, la cosiddetta C-suite, eliminare le condizioni di pregiudizio in chi si occupa di selezione del personale, stabilire processi di assunzione e promozione chiari e trasparenti, consentire alle donne di fare esperienze di formazione che permettano loro di arrivare preparate a ricoprire fuori di alto profilo e responsabilità.
Colmare il gender gap è ovviamente una cosa giusta da fare, ma non solo perché lo è eticamente. Colmare il gender gap è anche un vantaggio economico, perché garantire l’accesso alle posizioni apicali a chi ha talento, indipendentemente dai criteri di genere, sarebbe un impulso economico c il Wall Street Journal calcola, per l’america, in 4,3 trilioni di dolalri dal 2019 al 2025.